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Morandis Gino

Gino Morandis, Venezia 1915-1994. Frequentato l'Istituto d'arte, continua suoi studi artistici all'Accademia di Belle arti di Venezia sotto la guida di Virgilio Guidi, seguendolo, con l'amico L. Gaspari, all'Accademia di Bologna quando sarà costretto a lasciare la città lagure nel 1935.
A Bologna ha modo di frequentare anche le lezioni di Giorgio Morandi, arricchendo così gli insegnamenti di Guidi sulla luce di una particoare attenzione al valore emozionale del colore tonale. Le prime esperienze pittoriche risentono degli insegnamenti dei due maestri e si traducono in raffinate e delicate composizioni naturalistiche a cui i accompagna ben presto una particolare riflessione sull'opera di G. Braque.

Inizia a esporre giovanissimo partecpiando nel 1932 alla Mostra Collettiva dell'Opera Bevilacqua La Masa. L'artista, che si diplomerà in pittura nel 1937, espone anche alla II Quadriennale di Roma del 1935; ma chiamato sotto le armi nel 1938 è costretto a interrompere la sua attività espositiva fino al 1943.

Sarà assistente di Guidi a Bologna dal 1943 al 1945, anno in cui ottiene l'insegnamento al Liceo artistico di Venezia, a cui farà seguito la docenza all'Accademia di belle arti.
Alla fine degli anni quaranta Morandis risente del particolare clima culturale della città e partecipa con gli amici Bacci e Gaspari ai dibattiti artistici che seguono la riapertura della Biennale con la storica edizione del 1948, che segna il delinearsi di due tendenze artistite una legata al realismo e una legata a una proposta non-figurativa. In questi anni l'artista instaura un rapporto privilegiato con E. Vedova. Nel frattempo l'artista si allontana dalla pittura figurativa per orientare la sua ricerca verso espressioni astratte.

Vince nel 1947 il Premio Gino Rossi alla Fondazione Bevilacqua La Masa e tiene nel 1949 la prima mostra personale alla Galleria dello Scorpione a Trieste cui seguirà nei 1957 la personale alla Galleria del Cavallino a Venezia. Aderisce nei primi anni cinquanta al movimento spaziale ed entra in contatto con il gallerista C. Cardazzo. Partecipa alle mostre degli artisti spaziali cominciando da quelle tenutesi nel 1952 a Venezia, alla Galleria del Cavallino, e a Trieste, alla Galleria Casanova.
Nel 1953 espone con gli altri artisti spaziali a Venezia al Ridotto (Sala degli Specchi) di Ca' Giustinian, sottoscrivendo il manifesto, Lo spazialismo e la pittura italiana nel secolo XX, redatto per l'occasione da A.G. Ambrosini.

La pittura di Morandis in questi anni assume un ruolo particolare all'interno del movimento spaziale; la sua particolare sensibilità coloristica, a cui si accompagna una decisa vocazione formale, lo porta a elaborare un linguaggio di pura astrazione fantastica adatto a esprimere l'universo immaginario della personale ricerca introspettiva.

Dal carattere timido e riservato, Morandis nelle sue tele esprime una concezione spaziale che si risolve in un lirismo tendente a individuare le forme con un cromatismo luminoso che si espande in un'atmosfera magica, dove il segno e il colore assumono valenze simboliche e narrative. Sono emblematiche di questo periodo le opere Immagine n. 136 B, Immagine n. 27, Immagine in blu. L'artista opera una sorta di scomposizione strutturale della forma che non si apre nello spazio, ma mantiene una sua unità dinamica.
Questo aspetto acquisterà grande importanza nella ricerca espressiva sullo spazio-colore degli anni successivi che vedranno l'artista operare una sorta di essenzializzazione della forma servendosi di colori marcati, sperimentando forme plastiche in rilievo e utilizzando dei retini, che permettono una ricerca legata alla materia trasparente.

Nel 1951 vince il premio Saviat al Premio Michetti e nel 1964 vince il concorso nazionale per gli affreschi del nuovo Policlinico dell'Università di Padova. Partecipa a numerose e importanti manifestazioni artistiche nazionali e internazionali tra cui si ricordano le sue partecipazioni alle Biennali di Venezia nel 1936, 1948, 1950, 1952, 1954, 1956, 1958, presentato da G. Giani, 1962, presentato da G. Mazzariol, 1968, dove ha una sala personale ed è presentato da B. Morucchío e alle Quadriennali di Roma nel 1935, 1951, 1955, 1959, 1972.

Tratto dal sito di Giovanni Granzotto


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